venerdì 19 aprile 2013

ladone.... identifica il Dragone con il drago Ladone guardiano dei pomi d’oro del giardino delle Esperidi. Al matrimonio di Giove (gr. Zeus) e Giunone (gr. Hera) ci fu una gara fra tutte le gerarchie divine nell'offrire alla coppia i doni più preziosi. Gea (la Terra, nonna di Zeus) non aveva voluto essere da meno e regalò degli alberi da frutto molto particolari: infatti, ogni primavera sui loro rami nascevano delle mele d'oro. Questi alberi erano custoditi in un meraviglioso giardino affidato a tre [1] ninfe della sera, le Esperidi; per maggior sicurezza Era aveva ordinato al serpente Ladone, dalle cento teste, di presiedere alla guardia. Ogni volta che qualcuno si avvicinava al giardino con l'intenzione di rubare i pomi, le teste del drago iniziavano a gridare con cento tonalità diverse facendo fuggire via anche il più coraggioso degli uomini. Il giardino delle Esperidi era posto nell'estremo Occidente del mondo, oltre i confini della terra abitata; il titano Atlante sosteneva la volta del cielo poco distante dalla terra delle figlie, ed Elios, divinità del sole, terminato il suo corso quotidiano, scendeva nel giardino (il sole tramonta infatti ad Occidente) e vi lasciava i cavalli del suo carro a pascolare, e con loro riposava lì durante la notte. Una delle dodici fatiche date a Ercole da Euristeo (re di Tirinto e di Micene, entrambe città dell’Argolide in Grecia) chiedeva proprio di rubare quelle mele. Per riuscire nell’impresa l’eroe chiese l’aiuto di Atlante (l’unico in grado di valicare le altissime mura che cingevano il giardino). Ercole si avvicinò a lui e gli propose di sostituirlo per qualche minuto nel suo faticoso incarico: in cambio il titano avrebbe dovuto sottrarre i frutti dorati dall'albero. Atlante, pur di ottenere un seppur breve sollievo, accettò di buon grado a patto, però, di non affrontare il temibile dragone i cui occhi non si chiudevano mai. Così Ercole uccise il dragone trafiggendolo a distanza con una freccia (intrisa del terribile veleno dell’Idra di Lerna, uccisa dall’eroe in una precedente fatica) e si prese il globo celeste sulle spalle al posto di Atlante: quest'ultimo, come stabilito, oltrepassò le mura e s'impadronì delle preziose mele, ma al ritorno non se la sentì di riprendere il pesante carico su di sé e propose all'eroe di rimanere ancora al suo posto per il tempo necessario a portare le mele direttamente ad Euristeo; ma Ercole, diffidente, fece solamente finta di accettare e chiese al titano di sorreggere un attimo il Mondo perché voleva prima sistemarsi una fascia sul capo: il titano accettò e l'eroe beffardamente lo salutò portandosi via i frutti. Infine Era pose il drago nel cielo nella costellazione del Dragone a premio della sua fedeltà....

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